Il Kenya, le sue bellezze e i suoi squallori, amenità e miseria, la gente, i safari, il mare e le spiagge, i monti ed i laghi, le isole e gli animali.
Questo sito è dedicato a chi ama viaggiare informato, l'avventura, la vita, i suoni e gli odori, la natura ed in particolare gli animali.
Benvenuti in Kenya assicura un'efficace e veritiera informazione.
Se il Kenya, ed in particolare la costa intorno a Malindi, non fa al caso vostro perché luogo comune di italiani dozzinali, non mi resta che consigliarvi
l'Arcipelago di Zanzibar.
Ma le tigri vivono in Asia e non in Kenya!
Oh, va', ma dov'è il tuo senso dell'umorismo?
Spazi immensi, cieli trasparenti, contrasti aspri e stimolanti, esaltante senso di liberazione da convenzioni stantie, intimo collegamento alla purezza degli archetipi universali…
Sì, l’Africa è per molti un traguardo che ristora lo spirito. Ci si affida alla sua quasi intatta natura primordiale, alla semplicità essenziale delle sue genti, al
piacere di essersi liberati del superfluo per confluire nell'insondabile mistero cosmico, unico custode dell’intima conoscenza: la gnosi da sempre disperatamente cercata da tutte le
scuole esoteriche.
Del resto, millenni di sempre più evoluto raziocinio, hanno via via creato tenaci sovrastrutture che, pur favorendo la sbalorditiva affermazione tecnologica
dell’uomo, l’hanno anche inevitabilmente allontanato da quella scintilla primordiale, prezioso scrigno che racchiude il mistero della sua esistenza. Dove si può tentare di riscoprirlo? Non certo
nelle civiltà evolute che l’hanno ormai sepolto sotto i compatti strati di una logica che riconosce solo la stretta e provata relazione tra cause ed effetti. E così si approda all'Africa che, se
pur anche lei soggetta alla stessa metamorfosi, è ancora molto lontana dai traguardi raggiunti altrove e quindi più vicina alle proprie origini.
Quasi mai, questa ricerca, è il frutto di una scelta deliberata, si compie obbedendo all'irresistibile impulso del nostro inconscio, quello che la psicanalisi
definisce il “sé profondo”, che non si avverte in modo consapevole, ma che dirige tuttavia in forma assoluta i nostri sentimenti, le nostre emozioni e – quindi – le nostre scelte di vita.
Se è questa la sensazione che ispira l’amore per l’Africa, un amore che attanaglia come una malattia, come una droga, allora lo si può legittimamente definire “Mal
d’Africa”. Ma, ahimè, le cose non stanno sempre così e non è raro che le pulsioni che ispirano il “Mal d’Africa” siano spesso molto meno nobili di quanto vorrebbero apparire.
L’Africa, si è detto, fornisce un senso di libertà dalle convenzioni e dalle norme che esse contengono. Sono norme non imposte dalla natura, ma norme che l’uomo si è
dato per potersi relazionare l’uno con l’altro nel reciproco rispetto di doveri e diritti. Trattandosi di un prodotto umano, in alcuni casi, queste norme, possono senz'altro mostrarsi fallaci,
tuttavia, sono pur sempre quelle che regolano i rapporti umani. Il non rispettarle significa trasgredire le leggi, l’etica e la comune morale. Purtroppo è anche la possibilità di accedere a
queste trasgressioni che può mascherarsi sotto l’improprio vessillo del “Mal d’Africa”.
Sono sempre di più quelli che approdano ai lidi africani, forti della certezza di poter dare sfogo, qui, a quelle pulsioni che, altrove sarebbero condannate. Sapendo
ben ricorrere alla corruzione, ci si può arricchire, ottenere enormi privilegi e opportunità.
Si può soddisfare ogni perversione sessuale, anche la più disgustosa e turpe. Si può distruggere un rivale incolpevole e anche togliergli la vita, certi di non
pagare pegno grazie a potenti protezioni prezzolate. Si può truffare, imbonire, depredare, sempre facendola franca e continuando ad ammantare il nostro vivere africano, come l’irresistibile
esigenza del nostro “Mal d’Africa”.
Queste sedicenti vittime del “Mal d’Africa”, sono quelle che l’avvelenano e la uccidono, contagiandola con una “civiltà” di cui l’Africa – regolata dalle sue
efficaci culture tribali – non aveva certamente bisogno. Forse non tutte queste culture erano condivisibili dal punto di vista occidentale, ma ai popoli africani andavano bene e le rispettavano.
Noi abbiamo portato loro un dio biondo e con gli occhi azzurri, facendoglielo accettare come loro dio. Abbiamo imposto le nostre regole e il nostro sapere, rendendoli orfani delle loro certezze e
lanciandoli così in un universo estraneo senza dotarli dei necessari strumenti culturali e conoscitivi. Gli abbiamo tolto quasi tutto, dandogli in cambio quasi nulla.
Questo concetto, lo esprime molto bene Robert Ruak nel suo libro “Something of Value” (Qualcosa che vale), la dove scrive che quando a un popolo si levano i
suoi centenari riferimenti, occorre essere certi di poterlo sostituire con qualcos'altro di altrettanto valore. Noi non siamo stati capaci di farlo. In qualche ammirevole caso, alcuni di noi
cercano di farlo ora, pur se tra mille difficoltà. Ma chi, innalzando la bandiera del “Mal d’Africa”, porta qui la sua cupidigia, le sue sozzerie e le sue presunzioni, facendo leva sulle abnormi
condizioni createsi a seguito del contatto con il nostro mondo, è soltanto un opportunista spregevole e ipocrita cui nessun sentimento umano può essere attribuito.
by Africa Express
Il mal d’Africa esiste davvero.
Non è un semplice detto, un luogo comune per concentrare in un’unica frase tutto ciò che l’Africa scatena nella nostra fantasia e si fissa nei nostri ricordi.
L’azzurro intenso del cielo, la particolare tonalità del verde, il riverbero a volte opprimente del sole, i colori forti delle vesti e la natura selvaggia, spesso spietata. Sono sensazioni vive e pulsanti che si fissano nella mente per sempre.
Ogni momento vissuto in Africa è un frammento di vita che non svanisce mai, che rimane per anni in un angolo remoto della mente.
Questa è l’Africa, questi sono i paesaggi di una terra sconfinata, colma di storia, di violenze, di contraddizioni che la rendono unica, amante e sposa perfetta per una vita di ricordi.
Chi vede l’Africa una volta ci torna ancora, è un bisogno quasi fisico di rivivere attimi della propria vita e godere dei paesaggi che ti circondano.
Riguardo ai nostri timori quasi sempre cerchiamo delle risposte semplici.
Ma quando realtà, percezione e narrazione non coincidono, la risposta semplice è comoda, ma può essere sbagliata.
A volte anche una suggestiva destinazione tropicale può riservare delle brutte sorprese: una vacanza da sogno che diventa un incubo!
Se in nord Africa ti becchi due anni di galera per esserti lamentato di aver subito una ingiustizia, prega che non ti capiti nulla nella parte sub-sahariana del
continente. Fanno eccezione gli italiani che, una volta rientrati in patria col culo rotto, raccontano di aver trascorso una "vacanza davvero
indimenticabile!"
La conoscenza non è certo bagaglio del turismo di massa, ma riscontriamo che anche i nostri lettori spesso sono persone ignoranti, disinformate, ipocrite e
simulatrici che si avvalgono delle informazioni, che trovano sul web ed in particolare sui social network, propalate da "giornalai", "untori", "saccenti" e "servi adulatori".
Ciascuno ha la sua storia!
Se la costa dello Zanguebar o Zanghebar non vi dice nulla, allora farete cosa saggia se opterete di starvene a casa vostra anziché venire a praticare acquagym nelle vasche da
bagno sull'Oceano Indiano.
Lo stesso dicasi per coloro che:
- ancora credono, al pari di William Northrup MacMillan, che le zebre possano essere domate;
- ancora credono nel romanticismo della baronessa
von Blixen-Finecke, quello del destino: "valeva la pena di avere la sifilide per diventare una baronessa", come il suo presunto amante ebbe a dire,
o del coraggio del "valoroso cacciatore" che affronta, non certo ad armi pari, ma armato di fucile la "bestia" condannata al suo destino, nonché
quello del "negriero" che sfoga la sua impotenza e rabbia repressa sui negri, paragonati dalla stessa Karen agli "animali selvaggi", quindi destinati a soccombere di fronte alla
"figura bianca che poteva significare la morte";
- ancora vedono Denys George
Finch Hatton come un "uomo" intelligente, atletico, un coraggioso avventuriero, con la fama di "bello", amante della natura e degli animali, così come dei suoi
servi. Vero è che fosse l'unico vagabondo in circolazione, privo di ogni morale, così come di ogni sentimento umano e cristiano, nonché, come ogni colono britannico, razzista. Altresì, chi
sarebbe stato disposto a mettersi con Karen, la "sifilitica"? Una vera "scamorza", un aristocratico caduto in disgrazia, a cui piaceva bere Château d'Yquem, nonché amico di Northrup McMillan in quanto ambedue "scarsi cacciatori, ma veri e propri eunuchi", lei amica di Lady Lucy. Una "combriccola" sempre
in cerca dei piaceri sessuali più torbidi, basati sulla libertà da qualsiasi vincolo morale, che operava nella falsa convinzione, almeno nei fatti, che rapporti con norme libere fossero adatti
sia al loro bene che alle loro vittime;
- ancora vedono Ernest Hemingway
come l’eroe, il Nobel, il mito, con passioni super mascoline: la boxe, la caccia, la pesca, i safari in Africa, ma non il suo bisogno di annegare nell'alcol,
l'ossessione per le donne: quattro mogli, mille amori e l’incapacità di vivere senza una donna accanto. La figura del "macho" è sempre stata esaltata, rivelando poi, sul lato pratico, la sua vera
quintessenza specie come scarso tiratore nelle battute di caccia: il completo disprezzo per la natura, oltre ad una consistente esperienza come vigliacco (solo l'aiuto dell’alcool lo portava a
cercare le emozioni forti del corrispondente di guerra e rischiare la vita), fottuto bastardo, eunuco rotto in culo e sacco di merda! La gente non sa che c'era anche un altro lato di lui:
"ricercava il senso di essere femminile" vivendo una sessualità ambigua e non sapendo da che parte stare. La scienza afferma che fosse semplicemente affetto da "disturbo bipolare", altri
invece, per lo più la gente comune, dicevano e dicono che fosse un maniaco che soffriva di esaltazione e depressione a fasi alterne, un manipolatore (specie dei lettori), e altri ancora soltanto
un "asshole" alcolizzato che aveva avuto fortuna. Ma nulla è stato dimostrato riguardo al nesso tra orientamento sessuale e bipolarismo, ne viene sicuramente influenzato però il modo di
rapportarsi ai partners. L'omosessualità di Hemingway, e non solo, non ha quindi nulla a che fare con il suo bipolarismo.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati
dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la
Bibbia.»
La "Bibbia degli schiavi", stampata a Londra nel 1807 e usata dai missionari inglesi, è una Bibbia fortemente emendata, dalla quale sono
stati tolti tutti i passaggi che parlano di libertà, a favore di quelli che parlano di obbedienza ai padroni, di sottomissione.
In essa si registra la mancanza di quasi tutto l’Antico Testamento e metà del Nuovo, oltre all'assenza totale dell’Apocalisse, ma anche della maggior parte dei
Salmi, in cui si esprime la speranza nella liberazione dall'oppressione.
Nell'idea dei colonialisti, la lettura integrale della Bibbia, troppo ricca di speranza per una vita migliore, avrebbe potuto instillare negli schiavi africani,
convertiti al cristianesimo, pericolose idee di ribellione. Conversione sì, dunque, ma “temperata”…
Questo oggetto raro (pare che ne siano rimasti soltanto tre esemplari al mondo) e controverso, presentato il 28 novembre 2018 al Museo della Bibbia di Washington,
getta luce su un capitolo oscuro della storia, e sull'utilizzo strumentale della Bibbia e della religione a sostegno della politica imperialista e dello schiavismo.
"Extrajudicial executions in Kenya". Buona visione!
Il video mostra una tra le molteplici esecuzioni extragiudiziali in cui le vittime vengono bruciate vive e ... ... .
Vedi i dettagli in: Stregoneria in Kenya
Un cittadino keniota commentava: "Ecco il frutto dell'ingiustizia della massa e le uccisioni extragiudiziali combinate. La nostra è una società permissiva di illegalità, impunità e di irresponsabili funzionari di sicurezza corrotti non qualificati".
Godetevi il "Game Safari" praticato in tutto il sub-Sahara! Buona visione...
"Secondo natura", come oggi uccidono ... non solo animali, domani si mangeranno a vicenda.
Speriamo avvega presto!
La ferocia dei macellai negri non ha confini.
Queste bestie dalla pelle nera danno sfogo a tutta la loro disumana crudeltà.
Azioni così atroci ed impossibili da compiere anche da parte degli animali!
Blog consigliati: Video Safari - Uccidere animali o bestie umane? - Carne umana o di animali?
"Bruciati vivi in Kenya per aver rubato patate". Buona visione!
Due ladri linciati e bruciati vivi per aver rubato delle patate in un mercato ... ... .
In Kenya il rogo attende anche i ladri di patate, precedentemente riservato ai praticanti di stregoneria.
Vedi i dettagli in: Stregoneria in Kenya
I dieci caratteri specifici di questo popolo, contenuti nell'opera Athâr al Bilâd del cosmografo musulmano Zakariyya al-Qazwini (1203-1283), erano stati attribuiti ancor prima dal
medico greco Galeno (129-201) e riportati dallo storico arabo Abu al-Hasan 'Ali al-Mas'udi (897-957), autore dell'opera enciclopedica Murūj al-dhahab, già due secoli prima di Zakariyya
al-Qazwini.
Zanguebar il paese degli Zanj